mercoledì 6 marzo 2013

LA CITTA' DELLA SCIENZA E LA STAMPA

La Città della Scienza a Bagnoli è finita in un enorme rogo, e la stampa di oggi non fa che traboccare di retorica sull’ennesimo colpo subito da Napoli nel suo faticoso cammino per una redenzione. Si moltiplicano gli appelli perché tutto venga rifatto, in mezzo alle lacrime per quanto accaduto. Questa è la stampa che ci ritroviamo, quando invece ci piacerebbe che ci facessimo almeno due domandine semplici semplici e molto più utili...

1. Come è potuto accadere che un rogo abbia praticamente azzerato ogni traccia di questa costruzione? Pare che sia stato usato molto legname nel realizzare l’opera, possibile che nessuno si sia posto il problema delle conseguenze di tale scelta anche in riferimento a fatti come questo rogo?
2. Che misure sono state adottate per garantire un margine adeguato di sicurezza a questa cittadella? Dove erano i sistemi antincendio sia a livello di rilevazione che di contrasto alle fiamme? Inoltre, non è che un incendio possa così agevolmente estendersi dall’esterno all’interno, in genere in questi casi ci si affida all’effetto deflagrante di una bombe che, buttando giù la parete, garantisce la propagazione delle fiamme. Che io sappia, in questo caso, non v’è stato alcuno scoppio, per cui ne deduco che qualcuno è riuscito ad introdursi all’interno allo scopo di appiccare il fuoco. Ciò mi porta a concludere che anche i sistemi antieffrazione fossero mancanti o comunque gravemente carenti, senza volere parlare di un sistema di videosorveglianza, ormai adottato anche in singole abitazioni civili.
Se ci ponessimo queste domande, magari potremmo individuare le responsabilità in tema di omissioni da parte di chi progettò ed autorizzò la realizzazione di una struttura così indifesa verso fattori di distruzione, ed altresì responsabilità nella gestione che lasciava senza protezione alcuna una struttura già fragile come progetto iniziale.
Infine, allo scopo di individuare gli esecutori del piano criminoso, mi permetto di suggerire agli inquirenti, che probabilmente non ne hanno bisogno, di indagare su chi ha un interesse diretto nell’esistenza di questa struttura, che presumibilmente, pestando i piedi a qualche boss locale per motivi a noi ignoti, ha provocato questo gesto, mi pare la strada investigativa più agevole.
Mi chiedo se ha senso battersi per la libertà di una stampa ridotta così male da trasformare un evento che ha aspetti di responsabilità oggettive in una specie di telenovela sui guai di Napoli.

2 commenti:

  1. Caro prof. Cucinotta è pretendere troppo che i nostri giornalisti abbiano conoscenze tecniche, o almeno l'umilta di informarsi presso gli esperti della materia, per sollevare i problemi da Lei molto chiaramente evidenziati. Concordo completamentecon la Sua analisi

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  2. Grazie per averlo voluto dichiarare, rimango in attesa delle motivazioni a propria difesa da parte dei giornalisti (campa cavallo...)

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